Monte Sant’Angelo comune UNESCO – Mattinata
5 Giorni / 4 notti
1° Giorno:
Arrivo dei partecipanti nel tardo pomeriggio o in serata a Monte Sant’Angelo.
Sistemazione nelle camere riservate. Prima della cena visita libera al centro storico di Monte Sant’Angelo. Cena e pernottamento in hotel.
2° Giorno:
Prima colazione.
Partenza per giornata trekking all’Abazia ed eremi di Pulsano.
Nel cuore del Gargano, la Puglia nasconde un tesoro culturale e paesaggistico di inestimabile valore.
L’Abbazia di Pulsano arroccata sul Monte di Pulsano ad 11 km da Monte Sant’Angelo.
È visitabile sostanzialmente senza pericoli e problemi di alcun genere in tutti i periodi dell’anno. Per quanto concerne, invece, gli eremi è preferibile la bella stagione. Trattandosi della Puglia, connotata da estati torride, ovviamente il consiglio è quello di recarsi sul posto in primavera-inizio estate oppure in fine estate-autunno. Sconsigliato è recarsi in estate col caldo afoso perché si tratta sostanzialmente di luoghi in pieno sole con pochissime e rarissime aree di sosta all’ombra. Maria di Pulsano è infatti, comune dii Monte Sant’Angelo.
EREMI. Attorno alla Abbazia la natura rocciosa e floristica ha preso il sopravvento. Su spuntoni rocciosi e pareti scoscese fino al vallone, sono disseminati ben 24 eremi. Alcuni sono visibili da lontano, altri sono raggiungibili con percorsi di trekking, alcuni riportano affreschi, altri sono semplici grotte. Numerosi sono i sentieri che conducono al vallone. Non tutti gli eremi sono visitabili. Gli eremi sono collegati tra loro da una rete di sentieri e scalinate. Sono connessi perfino da una ‘rete idrica’ che convogliava l’acqua nelle cisterne.
L’Abbazia di Santa Maria di Pulsano era uno dei maggiori centri di spiritualità benedettina del Sud Italia ed è posta a strapiombo su speroni di roccia. La chiesa sorprende per la ricchezza di bassorilievi.
È un complesso monastico edificato nel 591 sui resti di un antico tempio oracolare pagano dedicato a Calcante, fu affidata ai monaci dell’ordine di Sant’Equizio abate.
L’abbazia è circondata da vari eremi, i quali venivano utilizzati come abitazione. Spesso per accedere a questi gli eremiti erano costretti ad utilizzare corde o scale.
La prima costruzione però fu distrutta nel 952 ad opera dei Saraceni; fu ricostruita nel 1129 ed in pochi anni acquisì importanza tanto da divenire un grande centro miniaturistico e scrittorio.
L’intervento di San Giovanni da Matera e della sua Congregazione Pulsanense la fece risorgere dal grave stato di abbandono in cui versava, fondando l’ordine monastico autonomo dei poveri eremiti pulsanesi.
Nel 1177 fu ultimata la costruzione della chiesa abbaziale dedicata alla Santa Madre di Dio, il cui altare, sotto il quale furono poste le spoglie di San Giovanni da Matera, abate morto nel 1139, fu consacrato dal papa Alessandro III in pellegrinaggio sul Gargano. Al termine del XIV secolo, durante il pontificato del papa Martino V, l’Ordine Pulsanense si estinse e i superstiti passarono all’Ordine benedettino, rinunciando alla regola di San Giovanni abate.
Nel XV secolo furono i Celestini a prendersi cura dell’Abbazia, tutelandola dalle pretese dei signori locali, L’abbazia fu comunque affidata ad un cardinale commendatario che l’amministrava da Roma.
Nel 1646 fu danneggiata da un violento terremoto che travolse l’archivio e la biblioteca
L’abbazia è sede di una fornitissima biblioteca di oltre 17.000 volumi, che esprime e riflette i bisogni sia della comunità monastica di Pulsano sia delle popolazioni del territorio che in essa hanno un valido punto di riferimento.
Gli EREMI di Pulsano
Nei dintorni dell’abbazia si trovano gli eremi, taluni ubicati su luoghi davvero inaccessibili. Essi in alcuni casi sono costituiti da una semplice grotta, lungo la parete scoscesa del fianco del vallone, in altri invece da piccole costruzioni solitarie su dirupi impervi.
Gli eremiti che abitavano queste celle erano senz’altro in comunicazione tra di loro, dal momento che alcuni di questi eremitaggi erano dedicati alla vita comunitaria (di culto e di abitazione) e al lavoro collettivo (un eremo è stato persino adibito a mulino!); inoltre i vari eremi sono collegati da una rete viaria di sentieri e scalinate, nonché da una vera e propria “rete idrica” di canali scavati nella roccia per convogliare le acque in cisterne, terrazzamenti e singole celle. Dunque, con meraviglia possiamo immaginare una sorta di villaggio decentrato che rispecchiava la comunità eremitica nata in Egitto intorno a S. Antonio, il padre dei monaci.
Nel tardo pomeriggio rientro a Monte Sant’Angelo.
Cena e pernottamento.
3° Giorno:
Prima colazione.
A pochissimi chilometri da Monte Sant’Angelo raggiungiamo una azienda agricola che è anche associazione dilettantistica equestre.
TREKKING A CAVALLO con un itinerario di circa 3 ore A/R nei boschi del Parco del Gargano.
Al rientro pranzo in azienda con prodotti tipici locali.
Pomeriggio dedicato al relax o per visite libere individuali al borgo medievale di Monte Sant’Angelo ed al Quartiere Junno.
Monte Sant’Angelo, dall’XI alla metà del XIII secolo, estendendosi, acquistò sempre più la dimensione di città.
Il primitivo nucleo urbano, quartiere Junno, subì interventi strutturali che modificarono la tipologia abitativa costituita in prevalenza da grotte mono e bicellulari. Una nuova struttura urbana più razionale prende corpo con l’affiorare di costruzioni di case in muratura e anche aggregate sempre in spazi ristretti, limitate in altezza e in armonia con la morfologia del luogo.
In seguito, il sopravvenuto incremento demografico indusse ad occupare altre zone fuori le mura e a dar vita al nuovo quartiere di “Porta Cassinese”, così detto per la presenza dell’hospitium che il conte Enrico volle e fece gestire dai Benedettini.
Il rione Junno, che trarrebbe nome dal mitico re Plilunno, è caratterizzato da una trama urbanistico-architettonica con abitazioni formate quasi sempre da un unico vano e precedute da un cortiletto antistante la strada. Le case, dotate di cisterne, assomigliano ad eleganti loggetti di tipo arabo con bizzarri comignoli; sono costruite a grappoli, addossate le une alle altre e collegate le une alle altre tramite archi e scalinate.
Cena e pernottamento.
4° Giorno:
Prima colazione.
Discesa verso la piana di Mattinata. In 13 km da 850 metri di altitudine raggiungeremo il mare.
Escursione TREKKING di mezza giornata su MONTE SARACENO e Necropoli dauna.
Il trekking sul Monte Saraceno è un percorso turistico, tra andata e ritorno si percorrono circa 5,6 chilometri con un tempo medio di 3 ore di camminata. Si tratta di un percorso impegnativo, a piccoli tratti leggermente scosceso sul mare, per questo è ideale per chi non è alle prime armi con lunghe camminate.
Il Monte Saraceno è di fatto una grande collina alta 260 metri che si affaccia sul Mar Adriatico in corrispondenza della città di Mattinata. Un posto dove ammirare il privilegio dell’ecosistema del Parco del Gargano. Sono presenti più di 2200 specie diverse: pini, orchidee selvatiche, alberi da frutto e una varietà incredibile di uccelli che nidificano in queste zone. In pratica è come camminare in un giardino botanico e se lo percorrerai nelle ultime ore del giorno le probabilità di vedere volatili aumenteranno notevolmente.
Il primo stop è un sito archeologico che esce leggermente dal sentiero, si tratta di un villaggio con più di 500 tombe scavate nella roccia calcarea, LA NECROPOLI DAUNA.
Paradiso per gli amanti della natura e dell’archeologia, la necropoli è attraversata da sentieri di archeo-trekking che culminano nell’antica via sacra dei Dauni. Una civiltà pacifica, dedita all’agricoltura, alla caccia ed alla pesca: chiusa nell’intimo tribale fino all’autoestinzione. Poco al di sopra della strada, tra il rosmarino e la macchia, appena sferzate dal tempo, s’intravedono, in serie pressoché continua, le prime delle oltre 500 tombe della necropoli. Esse sono incavate nella roccia calcarea a forma di utero o borsa.
Infatti, ospitavano la salma rannicchiata, secondo i riti delle zone di origine euroasiatiche. In cima si mostrano scoperte, come delle cavità, ma erano comunque presenziate da segnacoli in pietra: teste, steli, scudi o falli. Nelle tombe, sparse su gran parte del Monte, sono stati rinvenuti casi dauni e predauni, fibule illiriche, fogliate e ad aree, manufatti di ambra e vaghi di pasta vitrea.
Sul Monte Saraceno, però, non c’è solo la necropoli. Non distante è possibile individuare i resti di un antico villaggio Daunio con delle mura a secco di un certo spessore e identificato da un fossato che lo separa nettamente dalla necropoli.
Rientro a Mattinata, libero snack presso bar o pranzo in ristorante. Passeggiata relax a Mattinata.
Nel pomeriggio da Mattinata andremo a Vignanotica a breve distanza.
ESCURSIONE TREKKING nel pomeriggio del SENTIERO NATURA MERGOLI VIGNANOTICA.
Un suggestivo percorso di soli 2,4 km definito anche sentiero dell’amore, con vista mozzafiato sui faraglioni di Baia delle Zagare.
Il sentiero parte dalla litoranea Mattinata-Vieste (dall’ultimo tornante prima della discesa per i campeggi di di Vignanotica) e dopo un lungo tratto a mezza costa si scende sulla splendida spiaggia omonima.
La vegetazione è composta a tratti da macchia mediterranea bassa, mandorleti, uliveti e lembi di pineta (pino d’aleppo).
Escludendo il periodo estivo, per le temperature elevate, è un percorso praticabile in tutti i periodi dell’anno.
Si parte dalla SP 53 inoltrandosi subito in un sentiero attrezzato che si immerge nella bassa Macchia mediterranea da dove subito lo sguardo può spaziare nel sottostante mare impreziosito dai faraglioni di baia delle Zagare.
Proseguendo fra oliveti e pinete per poi scendere verso la spettacolare spiaggia di Vignanotica, una delle più affascinanti spiagge del Gargano dalle bianche e strapiombanti falesie. Il percorso attraversa una delle più belle pinete di Pino d’Aleppo d’Italia, caratterizzata da un denso sottobosco costituito dai tipici elementi sempreverdi della Macchia mediterranea. Nei versanti più freschi anche rari nuclei di Leccio. Ai margini del bosco spesso si possono osservare orchidee ed altre rarità botaniche. Di particolare interesse la fauna osservabile, tra cui il Rondone e il Falco Pellegrino.
Falesie di Vignanotica: si tratta di un geosito di interesse regionale denominato “Falde detritiche stratificate di Vignanotica”, tipica “costa a falesia”, che si distingue per la presenza di un versante ad andamento subverticale (falesia) a litologia calcarea di colore bianchissimo, tipo “Maiolica”, con intercalazioni di strati e noduli di selce a stratificazione planare ma con frequenti fenomeni di scivolamenti e deformazioni sinsedimentarie (slumping) del Cretaceo Inferiore, che determinano trame molto caratteristiche.
Il colpo d’occhio è notevole: il colore bianco della roccia calcarea e il colore scuro degli interstrati di selce, nella loro alternanza, testimoniano le deformazioni subite dal sedimento quando, fra 100 e 145 milioni di anni fa, era ancora un fango calcareo non litificato. Il fronte si allarga sul mare per oltre 900 m, con un’altezza a 100 m e si può suddividere in due settori delimitato dallo sbocco della Valle Vignanotica sul mare.
La spiaggia ciottolosa, il colore caraibico del mare e il bordo superiore delle falesie, contornato dal Pino d’Aleppo e dalla Macchia mediterranea, rendono il sito una delle più belle spiagge italiane.
Al rientro sosta per visita guidata di un FRANTOIO IPOGEO del 1700 o trappite.
Cena e pernottamento.
5° Giorno:
Prima colazione. Partenza. Visita libera del patrimonio UNESCO DI MONTE SANT’ANGELO. Fine dei servizi.
SANTUARIO SAN MICHELE ARCANGELO – PATRIMONIO UNESCO
È impossibile, infatti, studiare questo insolito santuario senza iniziare districare il lungo filo degli eventi e delle testimonianze storico-artistiche partendo proprio dalle sue complesse origini a metà tra storia e leggenda. Se infatti possiamo affermare che storicamente il culto micaelico dovette approdare sul promontorio pugliese dall’Oriente, e in particolare da Costantinopoli dove era già ampiamente diffuso nel IV secolo, dal punto di vista della tradizione l’inizio della venerazione angelica è da collocarsi tra il 490 e il 493 quando il milite celeste apparve per ben tre volte.
La tradizione fa risalire l’arrivo del culto micaelico sulla montagna garganica all’ultimo decennio del V secolo, fissando al 490, 492 e 493 le tre apparizioni dell’Angelo, due delle quali al vescovo di Siponto. Le origini del culto micaelico del Gargano, tuttavia, potrebbero essere anticipate alla metà del V secolo, quando il cristianesimo, dopo essersi diffuso nelle circostanti zone pianeggianti, raggiunse anche quelle impervie del promontorio. La ricostruzione della storia del santuario e del culto dell’Angelo sul Gargano si fonda prevalentemente sul Liber de apparitione sancti Michaelis in monte Gargano (Apparitio), una operetta agiografica variamente datata dal V all’VIII secolo e ricca di elementi miracolistici. Il racconto è conosciuto da tre episodi.
Il Santuario ha la dignità di basilica minore.
Fa parte del sito seriale “Longobardi in Italia: i luoghi del potere”, comprendente sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell’arte longobarda, iscritto alla Lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO nel giugno 2011.
Qui, sulle prime pendici del Gargano, il primitivo santuario fu eretto nel quinto secolo, in epoca longobarda, nei pressi della grotta dove si narra apparve l’Arcangelo Michele per ben tre volte. Quindici secoli di storia segnati dalle distruzioni dei barbari e dalle ricostruzioni dei pellegrini diretti in Terrasanta.
Una scala di 89 gradini scende nel vestibolo di ingresso e da una porta in bronzo del X secolo si accede alla basilica, costituita in gran parte dalla grotta naturale. Accanto al Santuario sorge la Casa del Pellegrino, una grande foresteria aperta a singoli e gruppi, aperta tutto l’anno tranne il mese di febbraio.
Il luogo è venerato a partire dal 490, anno in cui secondo la tradizione avvenne la prima apparizione dell’arcangelo Michele sul Gargano a san Lorenzo Maiorano.
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